VIAREGGIO. “Caro Matteo, ti scrivo questa lettera aperta per esprimerti pubblicamente il mio disagio di queste ore. Sto provando sensazioni contrastanti.” Inizia così una lettera scritta dal presidente della Provincia di Lucca Stefano Baccelli all’incaricato premier Matteo Renzi.

“Da un lato la grande speranza che il tuo incarico per la formazione del nuovo Governo suscita in me con il segno forte della tua voglia di cambiamento per un futuro migliore. Dall’altro vivo questi intensi momenti con una profonda angoscia per la possibilità, più volte rappresentata dalla stampa nazionale, che Mauro Moretti possa far parte della tua squadra di Governo. Vista la stima che ho in te mi corre l’obbligo politico e morale, ad oltre quattro anni dalla strage di Viareggio del 29 giugno del 2009, di rappresentarti pubblicamente queste mie preoccupazioni.

“Caro Matteo, in questi lunghi anni siamo dapprima intervenuti nell’immediatezza del disastro ferroviario, poi abbiamo provato a confortare durante il quotidiano stillicidio di ulteriori vittime, a ricostruire i beni materiali e a tenere unita una comunità moralmente devastata. Oggi, quello di cui abbiamo bisogno, mentre non può essere restituita la vita delle 32 vittime, né cancellato il dolore dei loro parenti e dei tanti feriti, è una determinata ed univoca ricerca della verità. Quel che serve ai familiari delle vittime ed alla comunità tutta è una risposta in termini di giustizia e un clima sereno nell’attesa, non segnali contrastanti da parte delle Istituzioni.

“Questo non significa anticipare l’esito delle decisioni giudiziarie. Al contrario. Significa attenderlo senza creare ulteriori ferite. La nomina di Moretti, rinviato a giudizio per profili di responsabilità nella morte di 32 persone, nel tuo nuovo Governo, sarebbe un segnale inaccettabile, questo sì, di anticipazione di una sentenza. Sarebbe un’intromissione, non giudiziaria, non legale, ma politica e morale.

“Ti prego, Matteo. Evita di infliggere alla comunità Viareggina questo ulteriore motivo di angoscia. Attendiamo gli esiti del giudizio senza anticipare né sentenze di condanna né di assoluzione. Evitiamo di rinnovare un dolore ancora vivo. Almeno questo credo sia dovuto ai familiari di quelle vittime.”

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